“La Storia siamo noi” e ci viviamo dentro.
Stare in un paese come l’Italia ci permette di respirare la Storia in ogni istante, involontariamente e necessariamente: rimane sullo sfondo e ci accompagna con costanza, ci culla e ci rassicura. Lo si capisce quando invece si attraversa l’oceano, calpestando territori incontaminati e senza traccia di ciò che fu. La grande differenza fra l’Europa e il Nuovo continente: il segno del passato.
Oggi le rovine del terremoto ci ricordano la continua evoluzione degli eventi e dei processi storici, di cui siamo parte, di cui siamo autori, attori e a volte succubi. Questo dovrebbe farci capire quanto sia importante non dimenticare il passato ma non esserne schiavi; contribuire al cambiamento alla luce dell’esperienza senza rimanere immobili davanti al confronto con chi ci ha preceduto. La nostra vita è breve, come breve è il passaggio dell’uomo sulla terra rispetto all’universo.
Abbiamo il diritto e il dovere di lasciare una traccia sulla terra; abbiamo il diritto e il dovere di farlo con coscienza.
Agire nel rispetto del passato ma non per questo rimanere imprigionati nell’abitudine e in ciò che è stato, non per questo negarci la potenza dell’innovazione; rinnovarsi con il tempo ma non rinnovare necessariamente anche gli errori, dimenticati.
Negli ultimi giorni sulla stampa internazionale si è riparlato di Pompei e del suo stato di degrado (Philippe Ridet su Le Monde, Francia – Internazionale n.951) . Questo mi ha inevitabilmente fatto pensare ai disastri delle ultime settimane, facendomi confrontare gli scenari, ironicamente simili, nella tragicità della situaizone; lontani anni luce tra loro, nella disperazione dell’emergenza. Pompei è un simbolo della memoria storica del nostro paese e non solo. Un museo a cielo aperto da preservare e conservare. Ma anche i centri storici lo sono, musei vivi e in continuo cambiamento poiché vissuti. Per questo restiamo attoniti davanti ai terremoti, perché non distruggono solo le singole case ma “la casa” dell’uomo, che è la sua città, il suo tessuto vivo. Interi borghi chiusi, interi centri ai cui abitanti è tutt’ora negato l’accesso, sono il peso della storia su di noi, che ci costringe a fare i conti con il cambiamento e al contempo ci chiede di aiutarla a preservarsi, per essere tramandata ai posteri.
Vivere la realtà implica essere testimoni di eventi storici differenti, alcuni già conclusi, come Pompei, di fatto già morta, che brilla ancora della luce riflessa dell’antichità, come per le stelle già estinte, di cui continuiamo a vedere la luce; e altri in atto, quelli di tutti i giorni, come i disastri che accadono e che non vorremmo vedere, ma che ci riportano alla nostra dimensione reale di umanità in evoluzione e forse, un giorno, in estinzione, come altre civiltà prima di noi.
La Storia è questo, cambiamento e memoria, da mantenere entrambi, facendoli nostri, finchè ci siamo e per fortuna viviamo, giorno per giorno.