Ho deciso di aprire queste nuove categorie per indossare nuovamente lo scafandro e riprendere finalmente la sana abitudine di trascrivere ciò che osservo.
Urbanistica e mobilità. Parto da qui, per deformazione professionale e formativa, per mettere in luce una “normalità” malata che tanto normale non può essere, in un paese sviluppato.
Mobility On Demand: “Mobilità a richiesta”. Così chiamiamo oggi il sistema a corollario dei normali sistemi di trasporto pubblico che ci risolvono il cosiddetto “problema del primo e dell’ultimo miglio”, ovvero la distanza che ci separa dalla fermata dell’autobus al posto di lavoro; o dalla prima stazione utile della metro, a casa nostra. Sono sistemi intelligenti, solitamente tecnologicamente avanzati, sostenibili. Sono bike-sharing, car-sharing e sistemi analoghi.
Ma basta vivere una settimana in una qualsiasi periferia italiana per rendersi conto che questo per il momento è l’ultimo dei nostri pensieri, poiché dobbiamo ancora risolvere il problema dell’intero tragitto, prima di focalizzarci su quello del primo o dell’ultimo miglio.
Allora penso a questo On Demand, come alla richiesta che ognuno di noi dovrebbe fare, il diritto che ognuno di noi dovrebbe avere, di potersi muovere liberamente e indipendentemente sul territorio, di viverlo e proteggerlo e con lui il costruito, ridotto e recuperato.
Considerazioni dunque su il nostro attuale rapporto con il territorio e la città, come lo viviamo e come ci spostiamo, e su quali sarebbero le potenzialità da sfruttare, gli errori da non ripetere, le cattive pratiche da non reiterare.
Migliaia i siti, le associazioni e le applicazioni già esistenti in questa direzione. Sarò lieta di parlarne, nel corso di questa rubrica.
Si accettano segnalazioni, commenti, critiche e suggerimenti!