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La fotografia di classe a scuola, l’album di famiglia, gli scatti dal fotografo ogni anno, uno a testa, vestiti bene e sorridenti. Una vacanza, una gita, a cui corrispondeva una e una sola foto di gruppo, prima di ripartire verso casa. Una volta fare una fotografia significava letteralmente “disegnare con la luce”. La meccanicità del gesto conferiva alla macchina fotografica poteri quasi soprannaturali: una scatola magica che duplicava pezzi di realtà e fermava istanti in movimento, bloccava situazioni e a volte,a detta di alcuni, rubava l’anima dei soggetti ritratti.

Oggi è tutto più immediato e forse, a tratti, effimero: si riprende in digitale, si archiviano intere cartelle di foto scattate nella stessa giornata, o nella stessa ora. Si salvano in qualche supporto esterno e non si guardano mai. Memoria “esterna”: esterna a noi, esterna a tutto. Più sono le immagini archiviate più ci sentiamo sollevati dal faticoso compito di ricordare ogni momento.

Eppure anche le foto stampate ogni tanto scompaiono. Le cartoline di famiglia, i ritratti delle ferie, facce da spiaggia, espressioni da ferragosto… a volte finiscono in pesanti scatoloni in soffitta, in mansarda, in taverna, in cantina. Si riscoprono durante i traslochi, nelle giornate di pulizia globale, ritrovamenti archeologici ingialliti. Scatti di altri tempi, pezzi di memoria che si ricompongono.

Quel che manca alle “fotografie di carta” è ciò che rende incredibilmente affascinante lo scatto digitale: la possibilità di condivisione istantanea. Decine di piattaforme multimediali ci permettono di condividere con chi vogliamo, quando vogliamo, ogni momento, ogni attimo “rubato” alla nostra vita. Rubato…o prestato, regalato. “Condividi” è la contemporaneità, la parola del presente e del futuro prossimo, forse anche anteriore. Condividi con chi conosci e con chi non hai mai incontrato: persone, cose, luoghi, basta un tag, una parola chiave, e puoi vedere il mondo con occhi diversi, di altri, che scattano, filmano e “condividono”.

E’ immediato, potente, utile e divertente. Un primo passo verso il teletrasporto. Superficiale? Possibile, ma accorcia le distanze e forse anche le differenze. Condivisione “di vedute” e magari anche di intenti. Il mezzo cambia, si evolve, ma rimane la scatola magica degli scatti di una volta: la magia della memoria che diventa collettiva. Ci avvicina e forse, proprio per questo, almeno un poco, ci migliora.

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suggestioni e suggerimenti:

#vitacomune progetto Instalife  condi-visioni-collettive via Instagram

11-12-13 maggio giornate inaugurali del festival della Fotografia Europea a Reggio Emilia

5 thoughts on “Scatta e “condividi”

  1. è triste dirlo ma l’attenzione dedicata ad uno scatto oggi si assottiglia sempre di più, direttamente proporzionato al tempo che serve a catturare elaborare e condividere.

    (foto) click > condividi…
    (chi guarda) click (mouse) > vista e già dimenticata.

    ora che ci mettiamo in soffitta? che una tempesta magnetica ci scampi!

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  2. vero. eppure ci appassioniamo tutti (o quasi) alle potenzialità della condivisione. pensiamolo come un valore aggiunto e cerchiamo allora di prestare attenzione a quello che osserviamo. è fattibile, io ci credo.

    in soffitta ci finiscono… le fotocamere rotte e gli hardisk bruciati che ci hanno fatto perdere tutte le foto archiviate! 😉

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