C’è qualcosa di magico in uno scaffale pieno di libri, di dischi, di album, di dvd e di tomi voluminosi. Una parete tappezzata di storie, copertina contro copertina, come in un abbraccio fra mondi diversi. La collana tematica dei tascabili abbraccia la discografia completa dei Beatles in vinile. L’enciclopedia Treccani stringe la mano alla serie cd della Mahler orchestra diretta da Abbado. Harry ti presento Sally bacia con affetto tutti gli album di Stevie Wonder. Mi piace l’idea di tenerli tutti insieme, con un ordine preciso ma fantasioso: le coste verso lo spettatore, i libri divisi per tema, i film per titolo, la musica per autore.
Passerei ore a sistemarli, a cambiarli di posto, le guide e i libri di viaggio accanto ai ricettari, le fiabe di Wilde vicino a quelle di Andersen.
Se avessi tempo, se avessi fissa dimora, ora prenderei tutti i miei cd, uno a uno e li sistemerei in gruppi, per poi suddividerli per artista, in ordine alfabetico. Spolvererei le custodie, aggiusterei quelle malandate a causa degli spostamenti negli scatoloni dei traslochi, sostituirei quelle distrutte dal tempo.
In questi giorni ci sarà una manifestazione speciale, un evento globale creato per ricordarci un luogo particolare che per anni ha diffuso la musica nel mondo, l’ha divulgata, l’ha promossa e le ha voluto bene. Si chiama “Record store day”, la giornata dedicata ai negozi di dischi. Quelli in cui si andava una volta a cercare qualche informazione in più su un pezzo sentito alla radio, quelli in cui si capitava spesso il sabato pomeriggio con la voglia di perdersi fra gli espositori, le etichette, i nomi, le cuffie.
Mi sembra una bella occasione per pensare a come ci piace vivere la musica, se basta un jack attaccato a un lettore o a un computer; o se invece vogliamo poterci impossessare di quello che ascoltiamo, vederlo, toccarlo, annusarlo. E allora immagino una giornata passata a scegliere nuovi dischi in un negozio e una bella serata da passare a riscoprire cosa c’è sul nostro scaffale. Album dimenticati che meritano di essere riesumati; vecchie cassettine ancora funzionanti, che nascondono colonne sonore di vacanze passate; dischi ascoltati troppo e per questo per anni mai più selezionati…
Il sorteggio, la conta, il caso: un passatempo curioso per collaudare e sistemare di tanto in tanto la nostra collezione di dischi. Scegliamo casualmente una serie di brani dalla lista di artisti che capeggia dalle mensole: una canzone per album, un album solo per lettera alfabetica. Pezzo per pezzo, lettera per lettera, ripercorriamo l’alfabeto e i suoi autori e assestiamo gli album sulle scansie, riscopriamo sonorità e colori, ritroviamo ricordi, profumi, che ci raccontano storie: le nostre, di quando comprammo l’album, e quella dell’album stesso, di chi l’ha composto… e di chi ce l’ha venduto.
Una bella occasione che ci riporta la leggerezza di poter voltare una copertina per controllare il nome di un brano che stiamo ascoltando e che ci piace, invece di chiederlo alla rete e dimenticarcelo subito dopo. Una bella sensazione, guardarsi attorno e trovare pezzi di noi in casa nostra, pezzi veri e tangibili che ci osservano dalla parete.
Un bel momento, intimo e profondo, da prendersi ogni tanto, per riassaporare stati d’animo sonori.
Chi ama la musica forse dovrebbe immaginarla come il cibo. Dove un concerto è una meravigliosa cena conviviale, un album comprato un gustoso pranzo fatto in casa, e un lettore portatile un panino mangiato in piedi. Vivere di mp3 è come sopravvivere di pranzi al sacco e non possedere una cucina.