Le parole non dette ti rimangono fra i denti, ti avvolgono la lingua e si annodano in gola. Le parole non pronunciate aleggiano attorno a noi anche quando non vorremmo. Bastano gli sguardi, i gesti, e ciò che pensiamo emerge ugualmente. Come il fumo dei castagnari d’inverno si diffonde nelle vie del centro, i pensieri sfumano dal nostro corpo e diventano visibili da lontano. La rabbia, l’affetto. Escono dai nostri movimenti e infettano l’aria che ci circonda. Così che a volte si è costretti a provare rimorso anche solo per i pensieri che si fanno, le idee che vengono, le paure che si provano. Forse dipende da come muoviamo gli occhi, da come guardiamo; da come solleviamo le sopracciglia; da come tagliamo il pane o sistemiamo le posate mentre apparecchiamo.
Le parole non dette forse a volte non andrebbero dette mai. Quando l’aria si taglia con il coltello del burro e il burro con lo spremiagrumi, sarebbe meglio pensare alla prima cazzata astronomica che ci viene in mente e buttarla sul tavolo, come fosse una Pita di Denari. Di solito funziona. L’atmosfera si distende, si abbozza un sorriso, si pensa alla Pasqua (in questo periodo al Natale) e si è tutti più felici. C’è il rischio che la parola in questione, quella non detta, ristagni sul fondo del cervelletto creando uno scompenso alla tiroide, ma dipende dalle parole e soprattutto dalle tiroidi; nella maggior parte dei casi la parola evapora alla prima doccia calda, nel tepore del bagno.
Ci sono anche parole non dette che invece andrebbero gentilmente accompagnate all’uscita, o all’entrata, a seconda. Le parole di affetto, quelle che ti mancano al momento opportuno, quelle che puoi solo scrivere e non pronunciare perché ti senti cretino e inappropriato, perché le vorresti saper dire con la giusta eleganza e proprietà di linguaggio, senza accenti o inflessioni, senza espressioni ebeti. Saper consolare un amico, sapergli dire la cosa giusta al momento giusto; saperti scusare; saper ringraziare. A volte capita di riuscirci, altre no. E allora forse va bene anche mimare i sentimenti, esprimersi coi gesti. L’importante è assicurarsi che l’altro capisca. Tirerà a indovinare, tenterà un po’ di opzioni. Si potrebbe provare a dargli la prima e l’ultima lettera.
Le parole non dette aleggiano attorno a noi e sono come i desideri, se li pensi esistono, se li espliciti esplodono e alla fine scompaiono. Comunicare è difficile ed essere diretti sarebbe certamente l’opzione migliore, ma abbiamo un debole per i castagnari: subiamo il fascino del fumo, mangiamo caldarroste, beviamo vin brulé. Tra poco si festeggia, è ora di collezionare le parole sospese. Se proprio non riusciamo a pronunciarle, possiamo sempre scriverle nei bigliettini di auguri dei pacchetti sotto l’albero.
lo spazio negativo dei rapporti
ci pensavo in queste ultime settimane
ma mi macava la giusta eleganza e proprietà di linguaggio per dirlo
o forse mi mancava uno Scafando.
:~)
"Mi piace""Mi piace"