La mattina del 14 dicembre ho perso almeno cinque anni di vita e l’abilità di sfogliare i giornali con ottimismo. Mani protese, braccia attorcigliate, scranni lasciati vuoti per azzuffarsi con il vicino, cravatte al vento, bocche aperte nel pronunciare non si sa che insulto, zuffe e baruffe, ideali e scartoffie, interessi e denari, facce toste-molte, dignità-poca. Un fermo immagine di Montecitorio e la consapevolezza del disgusto che ti sale in gola. Chi sono e perché (loro)? Dove vivo e come mai (io)? Chi sono questi uomini che si ricattano apertamente, non si vergognano di nulla e si lavano le mani nelle fontane in cui tu getti l’obolo?
Siccome sono giunta alla conclusione che nessuno voglia veramente continuare a farsi queste domande in periodo natalizio, ho deciso di porle a Babbo Natale: detto anche Papà Natale, declinabile in Padre Natale, inevitabilmente associabile a Padre Pio. Padre Pio ha aperto un sito. Oggi la comunicazione è importante e poter scrivere a Lui direttamente, senza filtri, postini e preti intermediari interinali e internati mi sembrava una buona idea. Ancora migliore di quella delle suore della Basilica di Sant’Antonio a Padova, che avevano predisposto un’urna apposita per inviargli intenzioni e preghiere uscendo dalla chiesa. La mail è sicuramente meglio e nemmeno il Babbo Natalizio l’ha capito, che si ostina a farsi mandare letterine zuccherate al Polo Nord, che coincide con la Finlandia e la Groenlandia, passa per Capo Nord e arriva al Polo Sud (testimoni i pinguini).
E invece su www.padrepio.it puoi fare un sacco di cose: ascoltare la sua voce, visitare virtualmente i suoi luoghi e richiedere informazioni a info@padrepio.it. “Info” è qualsiasi cosa, mi sa che la lettera di Natale vale. Io la mando. “Caro Babbo Pio…”
Mi aspetto da Babbo Pio una pronta risoluzione dei problemi entro la fine dell’anno, forse il 24 dicembre, forse il 25. Potrebbe sconfiggere il cancro, eliminare la monnezza (o moltiplicarla, a seconda dell’effetto da ricreare e del suo desiderio di emulazione) e far scomparire Bondi. Se poi riuscisse anche a rispondere alle mie domande personali sarebbe cosa buona, ma per questo penso di dargli più tempo, diciamo fino a marzo. Fine dell’anno accademico e fine del periodo di due anni e mezzo di legislatura necessario a un deputato per accedere alla pensione. Tutti allegramente alle urne allora a quel punto! Per votare il meno peggio in un’alleanza globale che va da sinistra a destra passando per il retro, che è più corta e dato che siamo tutti ormai stanchi, cederemo, uno dopo l’altro, con la matita ancora in mano, dietro il paravento numerato.
Ma adesso siamo in Avvento e non ci voglio pensare. Osserviamo la neve, aspettiamo il treno in ritardo e facciamoci cancellare i voli delle vacanze. La neve in città diventa presto fanghiglia ma se la temperatura scende cristallizza. Tutto fermo, tutto immobile: ghiacciato. Allora facciamo congelare un attimo anche il cervello finché fa freddo e ripensiamoci dopo le feste. Tra cervelli in fuga e cervelli in freezer, meglio in freezer. All’evenienza c’è il microonde. Ecco, voterò il microonde. Sarà troppo moderato?
C’è solo un problema: oggi fa già molto più caldo e nel mio giardino la neve si sta sciogliendo…
Caro Babbo, buon Natale.